Il "Torneo della Canicola": quel campionato che infiammò per vent'anni le estati baresi
Letto: 6459 volte
giovedì 15 dicembre 2022
Letto: 6459 volte
di Armando Ruggiero
Il campionato (che prendeva il nome dal periodo più caldo dell’anno) era seguitissimo da tutti i baresi affamati di pallone e le cronache delle partite venivano riportate quotidianamente sui giornali locali.
Il tutto veniva organizzato da capi d’azienda e negozianti di Bari, che partecipavano con squadre che portava il nome della loro attività. Tra queste la Sartoria Martino, l'Arma di Taggia, Vini Martucci, la Pasticceria Fiorentina, ma anche grossi brand come la sede barese della Coca Cola, la Saicaf o le Officine Calabrese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torneo che era diviso in 3 categorie: “assi”, “aziendali” e “juniores”. Alla prima partecipavano calciatori di nome, in pausa dagli allenamenti delle proprie squadre di appartenenza. Tra di loro era facile trovare addirittura giocatori professionisti, di serie C e persino di B. E spesso al campionato partecipavano anche squadre dilettantistiche locali, quali il Valenzano o il Mungivacca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La seconda serie era riservata a squadre composte più che altro dai dipendenti delle imprese partecipanti. La terza categoria includeva i giovanissimi, sempre sponsorizzati dai marchi dei negozi, che andavano a disputare una sorta di torneo primavera.
Come detto il luogo prescelto per queste infuocate partite fu sin da subito il Campo degli Sports, “stadio” non più esistente un tempo situato sul tratto di Viale Giovanni XXIII che costeggia il Carcere. Eretto nel 1925, ospitò per un periodo anche le partite del Bari prima della costruzione dello Stadio della Vittoria. Il suo abbattimento però, avvenuto nel 1967, costrinse gli organizzatori a spostare successivamente il torneo al Campo comunale di Triggiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La Canicola all’inizio si disputava come un campionato a girone unico, con la prima classificata che andava a vincere la coppa in palio. Dalla fine degli anni 60 il torneo mutò il suo format con gironi all’italiana che poi proseguivano con incontri a eliminazione diretta. Al termine del campionato venivano assegnati premi alla squadra vincitrice, al miglior marcatore, al miglior portiere e al miglior giocatore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Giocai il torneo Juniores della Canicola dal 1966 al 1968 nella gloriosa sartoria Martino, vincitrice di diverse edizioni in quegli anni – ci racconta il pediatra barese Rosario Battista - . L’azienda era famosa in città poiché tutta la squadra del Bari era solita farsi confezionare da loro i propri abiti. La Canicola rappresentava un grande show: potevi ammirare le giocate di Tuccino De Francesco, storico capitano del Nardò, ma anche del prodigioso mancino Alberto Corazza, ala del Bisceglie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Allo spettacolo in campo si aggiungeva poi quello sugli spalti. «Tutto intorno si svolgeva un altro evento – ricorda Rosario -. Tra scommesse sulle partite fatte “al volo” con il denaro in mano e contenitori di ghiaccio per tenere birra e “crudo” sempre al fresco, la Canicola diveniva una vera e propria festa paesana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Agli inizi degli anni 70 cominciò invece a disputare la Canicola il barese Vito Giusto, oggi 72enne, militante nella Vip World (una boutique a Triggiano).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Eravamo quasi tutti lavoratori – ricorda Vito – e così il torneo non poteva che svolgersi di sera. Solitamente si cominciava alle 20 e si finiva anche alle 2 o le 3 di notte. Nonostante l’orario gli spettatori accorrevano da ogni dove e c’era anche una buona presenza di giornalisti. Ai miei tempi il campionato non era più diviso in categorie e quindi poteva capitare di condividere il campo anche con calciatori di un certo livello. Il nostro presidente arrivò a ingaggiare due professionisti del Barletta (al tempo militante in C) e uno del Crotone. Del resto si trattava di una grande pubblicità per le aziende, con tanto di logo stampato sulle magliette».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In una foto mostrataci da Vito notiamo la sua squadra assieme a quella dei dipendenti della Coca Cola. Un’altra immagine invece si nota la presenza di giocatori come Vincenzo Somma, attaccante del Trani, Stefano Faraone, difensore del Barletta e Nicola Chiricallo, che alla fine degli anni 50 vestì addirittura la maglia della Lazio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In un terzo scatto si vede invece Giusto premiato dal sindaco di Triggiano, alla presenza dell'organizzatore Elio Di Summa. Il suo esordio fu infatti dei migliori, tanto da valergli, nel 1973, il titolo di miglior calciatore del torneo, per il quale ricevette un orologio da polso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Ricordo che proprio dopo quella Canicola fui contattato dal Bisceglie – aggiunge Vito –. Lo stupore fu molto perché avevo cominciato a giocare solo per svago. Infatti io non proseguì la carriera nel calcio, ma per molti miei compagni il torneo rappresentò un vero e proprio trampolino di lancio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutto però finì alla metà degli anni 70, complice la difficoltà di continuare ad avere in concessione il campo di Triggiano. In realtà si era entrati in un periodo di crisi economica, le aziende non avevano più possibilità di investire soldi in eventi del genere e i presidenti delle squadre professionistiche non erano più disposti a prestare i propri giocatori per tornei in cui c’era comunque sempre il rischio di infortunarsi.
Resta però il ricordo di un evento che ha segnato vent’anni di storia barese, in un’epoca in cui il calcio era ancora condivisione, follia e puro divertimento.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita